mercoledì 24 settembre 2014

Una nuova vita insieme a lei




Sono cinque anni che non ho sue notizie, cinque lunghissimi e interminabili anni. Un periodo che doveva servirmi a togliermela dalla testa, ma che ha soltanto intensificato il mio desiderio di tornare da lei. Ho lavorato sodo e lo sto ancora facendo, solo per poterle regalare il futuro che si merita. 
Se lei non mi volesse più? Se si fosse rifatta una vita? Non potrei biasimarla. Mi farei da parte e tornerei qui a Londra, dove ho trascorso questi ultimi anni. Ho provato, eccome se ci ho provato, a farmene una ragione, a continuare senza di lei, ma mi sono reso conto che non è possibile.
È solo colpa mia se la nostra storia è finita e mi pento ogni giorno di essermene andato: lei aveva bisogno di me, e io non c'ero. Non ero con lei a tenerle la mano in quel letto di ospedale, non ero con lei quando ha perso il bambino che aveva in grembo, nostro figlio.  Non ero lì per rassicurarla, per dirle che sarebbe andato tutto bene. Io non c'ero e non me lo perdonerò mai.
Quando mi comunicò la notizia, non capii più niente. Non ero pronto per fare il padre, era successo per sbaglio e io non me la sentivo di crescere un bambino, mi sentivo inadeguato. Preferii scomparire dalla sua vita, spezzandole irrimediabilmente il cuore e frantumando il mio in un milione di pezzi. Io la amavo, la amavo tantissimo. Sentivo i suoi singhiozzi attraverso la porta chiusa, percepivo tutta la sua angoscia, ma feci ugualmente finta di niente.
Me ne andai lontano, mettendo molti chilometri di distanza tra noi, sperando che un giorno mi sarei sentito meglio. Non servì a niente. Il senso di colpa mi sta ancora divorando l'anima, anche dopo tutto questo tempo.
I due anni trascorsi con lei sono stati i più belli e intensi di tutta la mia vita, quei ricordi mi danno la forza di alzarmi dal letto ogni mattina. Ricordo le nostre notti insonni, trascorse a parlare e a progettare il nostro futuro insieme. Desiderava una piccola casa in mezzo al verde, da cui si poteva vedere il lago, il nostro lago. Vedeva un'altalena tra gli alberi in giardino e due bambini che correvano felici. 
Ho trascorso gli ultimi cinque anni lavorando come un pazzo, risparmiando il più possibile, mettendo da parte ogni piccolo centesimo, solo per fare in modo che il suo sogno diventasse realtà. La casa è quasi pronta, su quella riva del nostro lago.
E se lei non volesse darmi una seconda possibilità? Se non volesse più saperne di me? Correrò il rischio di essere insultato, di essere preso a calci, mi merito tutto il suo rancore, il suo disprezzo. Mi rendo conto di tutto il male che le ho fatto, ma non riesco a smettere di amarla, è impossibile. Non posso più rimanere qui senza fare niente, devo provare a riconquistarla. E se nel frattempo si fosse sposata? Se amasse un altro uomo?
Il solo pensiero mi provoca una fitta alla bocca dello stomaco, stordendomi. Non voglio pensare alla mia Lara fra le braccia di un altro, non posso. Chiudo gli occhi e cerco di respirare normalmente, di ricacciare indietro quelle lacrime che premono per uscire da troppo tempo.
Che cosa pretendo? In cinque anni possono succedere molte cose, può aver ricominciato ad amare, può avermi dimenticato. Il mio cuore, ricucito sommariamente dal tempo, perde qualche pezzo, si sfalda, cadendo ai miei piedi.
Perché sono stato così stupido? Perché sono scappato come un codardo? Perché non mi sono assunto le mie responsabilità? Tutte queste domande continuano ad assillarmi, mentre quest’aereo mi riporta da lei, dalla donna che non ho mai smesso di amare.
Passo a trovare la mia famiglia, non la vedo da mesi. Posso resistere senza vedere mio padre, un uomo autoritario cui non è mai importato molto di me, un uomo che non ha mai capito la mia passione per la pittura e per l'arte, un uomo che aveva stima solo per mio fratello, suo degno successore nell'azienda di famiglia. Torno da loro solo per mia madre: la donna che ha sempre creduto in me, che mi ha sempre sostenuto, che ha assistito a tutte le mie mostre, che non ho mai deluso.
È quando entro nell'immensa sala della loro villa, che il resto del mio cuore si frantuma nuovamente. Lara è lì con Thomas, il mio odiato fratello, un uomo incapace di amare. Mi sento mancare la terra sotto i piedi, mi sembra di vivere il mio peggior incubo. Avrei potuto tollerare la vista di lei con un altro ma non con lui! Tiro fuori il peggio di me, mi comporto come un idiota, ottenendo un solo risultato: l'odio della donna che amo.
Ti odio!
Quelle due parole pronunciate da lei sono come un pugno in pieno stomaco, fanno più male del pugno reale assestato sul mio naso da Thomas. Cado pesantemente a terra, dolorante nel fisico ma, soprattutto, nell'anima.
Mi hai rovinato la vita!
La sua voce rotta dal pianto mi entra nella testa e mi tramortisce. Ha ragione, le ho rovinato la vita e vorrei rimediare in qualche modo. Se fossi furbo, me ne tornerei a Londra e lascerei stare questa follia, ma io non sono mai stato furbo e mai lo sarò.
La guardo allontanarsi, sorretta da quell'infame, e provo un dolore lancinante nel posto vuoto dove una volta si trovava il mio cuore.
Perché lui? Perché mi ha fatto questo? Lui non la ama, non ha mai amato nessuno, ma sa quanto lei sia stata importante per me. Mi aveva minacciato, credevo fosse dettato da una momentanea perdita di senno, ora sono certo di essermi sbagliato: lui me la sta portando via, usando sotterfugi, mentendole. Lui sa fare solo quello.
Non posso permettere che la prenda giro, o che le faccia del male. Ne sarebbe capace, visti i precedenti. Ora più che mai sono intenzionato a riconquistarla.
Scopro dove lavora e mi presento da lei qualche giorno dopo con un mazzo di fiori, dei tulipani, i suoi preferiti. Non gradisce la mia presenza e non lo nasconde. I suoi grandi occhi azzurri mi fissano con disprezzo, ma è il lampo di tristezza che colgo un attimo dopo a darmi un briciolo di speranza. Le chiedo perdono, per tutto, mettendole i fiori tra le mani e me ne vado. Svoltato l'angolo, mi appoggio con la schiena al muro e cerco di regolare il respiro: il sangue mi pulsa nelle tempie, il cuore mi sfonda il petto.
Le ho lasciato un biglietto, dandole appuntamento nella gelateria dove eravamo di casa. Non so se si presenterà, non so nemmeno se ha letto il biglietto, ma io ci spero con tutto me stesso. Attendo impaziente accanto all'ingresso. Osservo le coppiette sorridersi felici, tenendosi per mano, mi si forma un nodo in gola a quella vista. 
Se lei non venisse? Sono disposto ad aspettare che lei sia pronta a incontrarmi, ci volessero giorni, mesi, anni. Ne ho aspettati cinque prima di rifarmi vivo, posso aspettare ancora pur di avere una possibilità da lei. 
Perso nei miei pensieri, non mi accorgo che Lara è a pochi passi da me. La raggiungo di corsa.
«Sei venuta.». Mi esce in un soffio e lei arrossisce quando le dico che è bellissima.
Ci sediamo al nostro tavolo e la osservo attentamente: è ancora più bella di come la ricordassi.
«Perché sei scappato in quel modo, Andrea?», chiede con gli occhi velati dalle lacrime.
«Avevo paura.», rispondo in totale imbarazzo. «Non ero pronto a diventare padre e ho pensato che andarmene fosse la soluzione più facile. So di aver sbagliato. Volevo tornare per rimediare, ma avevo il terrore che non mi volessi più accanto. Sono un codardo.».
Le lacrime scendono incontrollate lungo il suo viso, le cancella con un gesto secco della mano, con rabbia.
«Non avevo nessuno con cui parlare, nessuno con cui condividere il mio dolore. Mi hai lasciata sola a me stessa. Avevo bisogno di te e tu non c'eri, eri sparito chissà dove.».
Le sue parole mi colpiscono con violenza, sta dicendo la verità e si sa che la verità può fare davvero molto male. Lascio che sfoghi tutta la sua frustrazione, che consumi le sue lacrime. È una scena cui non avrei mai voluto assistere, ma lei ha il diritto di dirmi quello che sente dentro, esternare tutto il dolore che le ho causato.
Le chiedo se è innamorata di lui e confessa di non esserlo mai stata. La morsa allo stomaco si allenta notevolmente e mi permette di tornare a respirare.
«Riuscirai mai a perdonarmi?», domando posando una mano sopra la sua e accarezzandone il dorso con il pollice, lei non la ritrae.
«Non lo so, non so se ne sono capace.».
Che cosa pretendevo? Non può cancellare cinque anni in una sera, ma io sono fiducioso. Ci siamo amati moltissimo e il nostro amore non può essersi spento del tutto. 
«Dammi una possibilità.», la supplico.
I suoi occhi azzurri rimangono fissi sulle nostre mani unite sopra il tavolo.
«Ci penserò.», mi concede dopo attimi interminabili di silenzio, guardandomi davvero per la prima volta da quando siamo in questa stanza.
La sua espressione si addolcisce, il mio cuore torna a battere all'impazzata. Quelle due parole sono come una boccata di aria fresca, una speranza che possa davvero succedere un giorno.
Io aspetterò pazientemente, con il desiderio di cominciare una nuova vita insieme a lei.

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